PREMESSA

Una storia della critica ariostesca è sostanzialmente una storia del problema critico dell’Orlando Furioso, dato che in quel poema la personalità ariostesca si esprime compiutamente e le altre opere vivono soprattutto in funzione del Furioso e intorno a questo idealmente si raccolgono come preparazione ed accompagnamento di esperienze stilistiche e poetiche, come elaborazione di motivi e di toni diversamente vivi in se stessi, ma utilizzati da un punto di vista superiore nella grande poesia del capolavoro. Ed una storia della critica del Furioso mira naturalmente soprattutto ad individuare uno sviluppo di posizioni attraverso le quali si assiste ad un chiarirsi ed arricchirsi del problema critico, anche se sarebbe assurdo ed antistorico immaginarsi un procedere sicuro ed omogeneo per scarti di posizioni false e per acquisti di posizioni buone fino alla lucida ed intera epifania del giudizio e della lettura che esauriscano totalmente la realtà e le possibilità di un’opera d’arte.

Si sa bene che la vitalità di un’opera d’arte vera è a suo modo inesauribile e che, per servirci di un’espressione romantica del Quinet, una grande poesia permette ad ogni tempo di scoprirvi sempre nuove bellezze, come la donna rivela allo sguardo dell’innamorato sempre nuovo fascino e nuovi motivi d’amore. Ho tenuto perciò ad affermare una linea di sviluppo del problema critico sempre piú consapevole e complesso nelle diverse fasi del gusto[1] entro cui sono giustificabili e vive le intuizioni dei diversi critici, nell’atmosfera coerente e sollecitante di piú larghe simpatie o nel fondamentale dissenso insito in una poetica come quella barocca o nelle esigenze razionalistiche della critica del periodo positivistico.

Per questo lavoro, che nasce dopo un commento antologico ed un saggio ariostesco[2] e nell’intenzione di un nuovo e completo commento, e dunque anche da esigenze di diretta interpretazione del capolavoro ariostesco e di collaborazione allo svolgimento del suo problema critico, ho utilizzato le indicazioni preziose del profilo crociano Storia della critica e storia delle critiche particolari in Problemi di estetica[3], e del primo capitolo «Un problema critico» del saggio sull’Ariosto[4], nonché naturalmente la sistemazione abbozzata da Giulio Natali[5] ed i diversi contributi riguardanti i vari secoli e le rassegne della critica contemporanea citati tempestivamente al loro posto cronologico[6].


1 Per una storia della fortuna del Furioso, che qui non può essere che implicita e quindi rilevata per rapidi accenni essenziali, si vedano come introduzione a studi piú approfonditi i diversi saggi apparsi a cura del Bertoni sulla «Italia che scrive» del 1933.

2 Orlando Furioso e opere minori (Firenze, Sansoni, 1942); Metodo e poesia di Ludovico Ariosto (Messina, D’Anna, 1947, in cui era già contenuta una rapida presentazione del problema critico ariostesco nel suo svolgimento (pp. 70-90).

3 B. Croce, Problemi d’estetica, Bari, Laterza, 19494, pp. 434-439.

4 B. Croce, Ariosto, Shakespeare, Corneille, Bari, Laterza, 1927, pp. 7-19.

5 G. Natali, Un po’ di storia della critica ariostesca, «La Cultura», 15 settembre 1922.

6 Per la bibliografia ariostesca ci si rivolge ancora al vecchio J. Ferrazzi, Bibliografia ariostea (Bassano, Pozzato, 1881), al Repertorio bibliografico della letteratura italiana del Prezzolini (New York, S.F. Vanni, 1937-1947), alla bibliografia di N. Evola, pubblicata sul «Leonardo» del 1933 e rifusa nella Bibliografia degli studi di letteratura italiana dello stesso (Milano, Vita e Pensiero, 1938). Manca purtroppo una completa bibliografia ariostesca (parlò di un suo lavoro avviato in tal senso G. Avanzi, Bibliografia ariostesca, «Nuova Antologia», 1 e 16 luglio 1933). Una piccola raccolta di giudizi di vari critici sul Furioso è nell’antologia ariostesca di C. Cordié (Milano, Leonardo, 1942).